22 Nov
22Nov

Fadime Sahintal era, prima della sua tragica fine, il simbolo del successo dell'immigrazione di seconda generazione in Paesi che si propongono di accettare e tollerare questi fenomeni: la Svezia.
Insolitamente, per una ragazza proveniente da Paesi poco integrati, parlava lo svedese in maniera ottima e aveva un fidanzato svedese.
Come segno della sua lotta per l'indipendenza, nel 2001 aveva tenuto un discorso al Parlamento nel quale esprimeva la sua condizione di ragazza turca che lottava contro l'ottusità dei suoi stessi genitori che non approvavano il suo atraccamento ad un Paese Occidentale.
Fu proprio questo discorso a far traboccare la goccia del vaso, a scatenare l'ira del padre che nel gennaio del 2002 la uccise per via della sua apertura mentale.
Marianne Broddesson, la tesoriera di una rete di supporto per le donne immigrate ha commentato che si tratta di una questione molto complicata: ha a che fare con persone che non vogliono entrare nella società svedese (come in qualsiasi altra società) e che non si rendono conto che i loro figli stanno crescendo qui. Ma come si fa a dire alle persone di diventare più svedesi?" Sono queste le parole della Broddesson. A sostegno di questa tesi, il padre di Fadime non aveva interesse nell'integrarsi e nel diventare un cittadino svedese; in questo paese europeo cercava solo migliori condizioni di vita e stabilità economica, ma non era interessato nell'imparare la lingua, né nel conoscere la cultura nordica e, come lui, anche la moglie (Aveva voce in capitolo?, mi verrebbe da chiedere).
Fadime era considerata, quindi, dalla famiglia una pecora nera, l'unica ad aver intrapreso relazioni con persone svedesi, specialmente con il suo fidanzato (sebbene intrattenesse suddette relazionk segretamente), poiché le sue due sorelle avevano sposato dei cugini di primo grado, appartententi, quindi, alla comunità kurda.
Il padre di Fadime scoprì i due mentre passeggiavano mano nella mano e la sua reazione fu spropositata. Fadime era a conoscenza che, da quel momento in poi, avrebbe dovuto cambiare radicalmente il suo stile di vita, lasciare la famiglia e andare a vivere per conto proprio. E di fatti, molto presto iniziarono le minacce del padre e del fratello che, con parole cariche di odio, non la lasciavano stare: Fadime fu, anche, costretta a rivolgersi alle autorità.
Fadime era sotto gli occhi di tutti, le minacce dei suoi parenti erano sotto gli occhi di tutti, il caso ricevette tanta notorietà da interessare tutto il paese.
Come se non bastasse, il suo fidanzato, Patrick, rimase ucciso in un incidente stradale e Fadime si ritrovò sola ad affrontare la sua famiglia. Diversi giorni dopo, suo fratello, 17enne, la aggreditì, picchiandola così tanto che fu portata all'ospedale in ambulanza e durante il processo a suo carico si scagliò contro la sorella con parole forti.
Ovviamente, il padre si pose dalla parte del figlio, dichiarando che il comportamento di Fadime era profondo motivo di vergogna per la famiglia e la loro intera comunità.

Almeno tre persone hanno visto Rahmi Sihandal sparare a sua figlia nel gennaio del 2002 e di queste tre persone, solo la sorella minore tentò di salvarla.
Quando i medici dichiararono la morte, un'altra sorella chiamò un membro (maschio) della famiglia e comunicò la "bella" notizia, dichiarando che "la pu****a" era morta.

Non aggiungo futili commenti, rischierebbero di sembrare troppo banali e scontati. Vi lascio con questa tragica e cruda storia che spero vi abbia toccato.
Molto spesso leggiamo e consideriamo queste notizie come qualcosa di lontano da noi. Ma non lo sono. Sono notizie che, sebbene ci sembrino irraggiungibili, possono essere toccate per mano ed è bene che ognuno sia consapevole dell'enorme voragine che ha divorato e sta divorando la nostra società.

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