Fernando Botero, noto per i suoi personaggi rotondi e felici, svela un lato imprevedibile e inquietante della sua pittura, dipingendo un ciclo di quadri, nel 2004-2005, che raffigurano le torture avvenute nel carcere irakeno di Abu Ghraib. Il pittore rimane colpito dalle foto scattate al suo interno e decide di denunciare la crudeltà della guerra civile. Infatti, le scene di violenza nella prigione delle torture raccontate attraverso corpi nudi, grassi e massacrati, si stampano nella mente almeno quanto le fotografie originali fuoriuscite da Abu Ghraib.La collezione è composta da 80 pezzi, che hanno già fatto il giro del mondo, da Roma ad Atene, da San Francisco a Milano.
«Non credo che l´arte impegnata possa cambiare la società. Penso però che serva a rammentare sempre quello che è successo. Che sia una testimonianza. Se Picasso non avesse dipinto Guernica, in pochi ricorderebbero oggi quello che avvenne».