07 Dec
07Dec

Questa sera vorrei parlarvi di un libro che, purtroppo, non gode di troppa fama.
"L'ultimo sopravvissuto", edizione del 2012 di Sam Pivnik, è l'autobiografia dell'esperienza vissuta dall'autore nei campi di concentramento.
Pivnik scrisse questo libro, dopo anni, decenni, di silenzio assoluto sulla sua esperienza, nonostante le persone vicine a lui pressavano affinché lui testimoniasse.
Pivnik, figlio di un sarto ebreo, nel 1939, il giorno del suo tredicesimo compleanno, vide tutta la sua vita sparire ed i suoi sogni - sogni che forse non sapeva neanche di avere - frantumarsi.
Sam Pivnik entra in contatto con una realtà atroce, la crudele verità dei ghetti, delle deportazioni, dei rastrellamenti e infine, conosce la freddezza di Auschwitz.
La forza del libro di Pivnik sta proprio nel racconto vivo e crudo di quelle che sono state le sue esperienze. Tutti noi abbiamo visto film, letto libri, ispirati a quei momenti, a quei giorni, ma pochi sono coloro che riportano su carta la loro esperienza diretta. Come dice Pivnik, non tutti i sopravvissuti condividono i loro ricordi. Non tutti lo fanno. Non lo fanno perché tentano di dimenticare, di costruirsi una nuova vita e di andare avanti. Ma prima o poi, la vita torna a chiedere il conto e, come è successo a Pivnik, si accorgono che dimenticare è impossibile.

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